PROFILO
Roberto Anglisani (1955) inizia la sua carriera artistica a Milano, nella Comuna Baires. In questo gruppo riceve una specie di “imprinting teatrale” basato sul principio che l’attore deve essere un portatore di verità in scena.
Comincia così il suo percorso di studio del Metodo Stanislawskj.
Lo studio di questo metodo sarà ampliato attraverso esperienze di training fisico con attori di Grotowsky. E sarà approfondito attraverso gli incontri con altri maestri come Raul Manso (Studio dell’Attore – Milano) e Dominic De Fazio (Actor’s Studio – New York).
Intorno alla metà degli anni 80 Roberto Anglisani incontra Marco Baliani e lavorando con lui, trova nel linguaggio della narrazione teatrale la possibilità di mettere a frutto le esperienze fatte durante la sua formazione, da una parte il lavoro sul corpo e la sua espressione e dall’altro il lavoro sensoriale e quello sul mondo interiore del personaggio. Anglisani dà vita ad una narrazione teatrale che ricorda il cinema. Le sue parole, i suoi gesti evocano nello spettatore immagini tanto concrete da poter essere paragonate ad un film.
REPERTORIO
“Il sognatore” attore narratore. Premio giuria dei ragazzi festival nazionale di Campi Bisenzio. da “L’inventore di sogni” di Ian McEwan. Milo è il ragazzino protagonista della storia, fa parte di quella schiera di persone che vengono chiamate sognatori ad occhi aperti. Non può fare a meno delle sue fantasie, esse vengono da sole, lo prendono e se lo portano via. Milo appare “diverso” solo perché esercita sulle cose del mondo uno sguardo che un tempo è appartenuto a tutti e che crescendo spesso perdiamo .
“Giungla” premio Franco Enriquez come miglior attore teatro ragazzi di impegno civile.
E’ una sera d’autunno, piove, la stazione centrale di Milano è piena di pendolari che tornano a casa dal lavoro. In mezzo alla folla, come se fossero invisibili si muovono otto… dieci ragazzini stranieri di età diverse. Sono guidati da un uomo con un lungo cappotto, una finta pelliccia di tigre, è Sherekhan il trafficante di bambini. Mentre il gruppo si dirige verso l’uscita uno dei ragazzi scappa nei sotterranei della stazione, si chiama Muli e non vuole più essere costretto sotto la minaccia delle botte a rubare e a mendicare per Sherekhan. Lo aiuteranno Baloon un barbone che vive nei sottopassaggi, e Bagheera una donna di colore che gestisce un bar-baracca. Con la fuga di Muli si apre questa nuova narrazione di Roberto Anglisani e Maria Maglietta, l’ispirazione parte dal “Libro della Giungla” di Kipling, ma la giungla questa volta è la stazione centrale di una grande città, con i suoi anfratti, i sottopassaggi bui e umidi, dentro cui si muove una umanità con regole di convivenza diverse, dove la legge del più forte è un principio assoluto. Roberto Anglisani riesce a creare con la forza della parola e del corpo, un racconto emozionante dove le immagini si snodano come in un film d’avventura.
“Giovanni Livigno”
Lo spettacolo è ispirato al "Gabbiano Jonahtan Livingston ". Giovanni Livigno è un piccione nato in un quartiere alla periferia di una grande città, il suo cuore batte al ritmo del quartiere. Si fa casino, si passa il tempo, ma non si sfugge ugualmente alla noia e la vita sembra che ti scivoli via tra le zampe. Allora bisogna cercare sempre qualcosa di nuovo, di pericoloso, sentire un brivido e smetterla di restare a guardare ! Giovanni ha la sua proposta: volare alto!! Siamo uccelli no? Giovanni è in quel momento della vita in cui il gruppo è tutto, ma la vita del gruppo non è semplice e ha le sue regole : l’identità di ognuno smette di esistere, c’è solo il gruppo! e c’è un capo che vuole essere rispettato ed è disposto ad ottenere rispetto anche con la violenza. Fino allo scontro finale, quello che stabilisce chi merita di essere parte del gruppo e chi no. Giovanni perde, ma capisce che è' solo vincendo la paura che si può andare incontro al proprio destino. Il resto non conta. Le ali te le porti dentro, da sempre. Ogni momento è quello giusto per farlo… il grande volo!!
TOPO FEDERICO RACCONTA Dalle“Storie di Federico”di Leo Lionni
Federico è un topo sognatore, mentre gli altri lavorano lui raccoglie parole con cui crea delle bellissime storie.Nelle sue storie viene creato un mondo fantastico nel quale vivono grandi amici, identici da piccoli ma che crescendo diventano molto diversi è la storia del pesciolino che voleva essere una rana. Ci sono topini che pur di essere amati vorrebbero avere le ruote al posto delle zampe. Un pesciolino che ricorre alla fantasia per vincere contro un pesce grosso e affamato.Federico racconta vere e proprie epopee. Storie che ci parlano di identità, di solidarietà, di ricerca di sé, di confronto e d'incontro con gli altri. Aspettando la primavera che deve arrivare.
" GIOBBE " storia di un uomo semplice
«Più di cento anni fa, in Russia, al confine con la Polonia, in un villaggio così piccolo che non è riportato su nessuna mappa, viveva un maestro. Si chiamava Mendel Singer. Era un uomo insignificante. Era devoto al Signore. Insegnava la Bibbia ai bambini, come prima di lui aveva fatto suo padre. Insegnava con molto passione e poco successo. Uno stupido maestro di stupidi bambini: così pensava di lui sua moglie Deborah». Così inizia questo racconto, che attraversa trent'anni di vita della famiglia di Mendel Singer, di sua moglie Deborah e dei suoi quattro figli. Ma attraversa anche la storia del primo Novecento, dalla Russia all'America, dalla guerra russo giapponese alla prima guerra mondiale e oltre. Ma soprattutto attraversa il cuore di Mendel, lo stupido maestro di stupidi bambini, devoto al Signore, e dal Signore – crede lui – abbandonato. Roberto Anglisani dà voce a tutti i pensieri dei protagonisti, alle paure, alle speranze e alla disperazione, alle preghiere e alle rivolte. Come dice Skowronnek, grande amico di Mendel Singer, «Noi siamo dentro il disegno, e il disegno ci sfugge», per questo Mendel – e tutti gli altri – fanno tanta fatica: la vita è un mistero, la fede un rifugio, e il dolore mette a dura prova anche l'uomo più giusto. “Giobbe” – romanzo perfetto di Joseph Roth – diventa così un racconto teatrale tragicomico proprio come la vita, dove si ride e si piange, si prega e si balla, si parte, si arriva e si ritorna, si muore in guerra e si rinasce. Senza giudizio, senza spiegazioni: ma, attraverso lo sguardo mite e sereno di un narratore misterioso e onnisciente, ricchi di compassione e accompagnati da un sorriso, lieve, dolcissimo, che spinge tutti i protagonisti di questa storia, lunga quanto una vita, e forse anche un po' di più.