Il dritto e il rovescio
Una tragedia dell'Arte per tre pulcinelli
Produzione Santibriganti Teatro
Tre maschere, tre Pulcinelli: Cocò- Cocotta la femmina giovane, Zezè-Zezza la femmina vecchia, la madre, Cetrù-Cetrullo il maschio, il figlio. Il motore della drammaturgia è il rapporto atavico dell’uomo con la femmina: Cocotta e Zezza sono l’unicum del Cetrullo.
Il Dritto e il Rovescio è una creazione originale su un immaginario del teatro popolare di tradizione del Sud Italia: l’epico, il tragico, il patetico ridicoloso, la farsa (e la farsaccia) sono tra gli ingredienti del grande comico del meridione. Il nostro è un Pulcinella spurio, la gergalità è bastarda, reinventata; la retorica comica è arguta, nobile e al tempo stesso sfacciata, a tratti triviale. Il linguaggio si fissa in un pulcinellismo, citato e spesso trasfigurato; un Pulcinella rivisitato, fuori dallo stereotipo folkloristico, sofisticato con particolare riguardo alla drammaturgia, ma sempre fedele al suo destino di buffone, burattino e burattinaio di se stesso, e alla natura popolare della maschera che lo rende spassoso a una pluralità di pubblici. Una quarta maschera popola infine lo scenario de Il Dritto e il Rovescio: il Cedrone, O’ Iallo Cedrone, l’animale totemico, il feticcio del gallo che è tradizionalmente sacro in Italia e in molte culture europee ed extra europee. Forse il doppio di Pulcinella, la divinità assente, con il quale il Cetrullo intreccia dialoghi stralunati, intermezzi di commedia, ragionamenti sulla vita, l’amore e la morte che costituiscono la linea narrativa e la prospettiva drammaturgica dello spettacolo. L’ombra del Pulcinella di Acerra – personaggio che non ha mai abbandonato le scene alla sua comparsa nel XVI secolo – i lazzi, gli spropositi e i segni della maschera immortale dell’Arte ci accompagnano.
uno spettacolo di Mauro Piombo
con Arianna Abbruzzese, Marta Ziolla, Mauro Piombo
messa in scena Mauro Piombo
assistente Carlotta Pansa
maschere Franco Leita
costumi Eva Maria Cischino
elementi scenografici Folco Soffietti - Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino
foto di scena Stefano Roggero