L’esperienza della Compagnia della Fortezza nasce nel 1988 nel Carcere di Volterra da un’idea di Armando Punzo, suo attuale regista e direttore artistico.
Prima e più longeva esperienza a livello internazionale di lavoro artistico in un istituto penitenziario, capofila e partner di una serie di progetti europei, la Compagnia della Fortezza è considerata oggi un vero e proprio modello per la realizzazione di progetti di teatro in carcere, collocandosi nello stesso tempo nell'olimpo delle eccellenze del panorama teatrale contemporaneo internazionale, per il rigore della sperimentazione registica e drammaturgica e la capacità di creare spettacoli in grado di trasfigurare completamente i luoghi che abitano.
La Compagnia, nata come progetto sperimentale – sostenuto dall'allora direttore dell'Istituto Penitenziario di Volterra, Renzo Graziani – è oggi un laboratorio teatrale permanente composto da circa 100 detenuti–attori – su una popolazione totale di circa 130 detenuti – che quotidianamente lavorano su testi, drammaturgie, arti e mestieri del teatro.
In quasi trent'anni di attività la Compagnia ha messo in scena più di trenta spettacoli, tra cui memorabili edizioni del Marat Sade, de I Negri, de I Pescecani ovvero cosa resta di Bertolt Brecht, di Hamlice. Saggio sulla fine di una civiltà, Santo Genet, ricevendo prestigiosi riconoscimenti come sei Premi UBU, Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro, Premio Carmelo Bene della Rivista lo Straniero, Premio Europa Taormina Arte, Premio per la Cultura Contemporanea della Regione Toscana, Premio Speciale Biglietto d’Oro Agis, Premio Scenari Pagani e il recentissimo Premio Napoli. A partire dal 2003, grazie all’applicazione dell’art.21 dell’Ordinamento Penitenziario – il quale riconosce al detenuto che ne abbia maturato il diritto la possibilità di lavorare all'esterno del carcere – la Compagnia della Fortezza è regolarmente in tournée, invitata nei più importanti e prestigiosi cartelloni di festival e teatri italiani, mentre si progetta la creazione del primo Teatro Stabile in Carcere al mondo, da realizzarsi all’interno dell’istituto penitenziario di Volterra.
Il lavoro di promozione artistico e culturale di Punzo è animato dall'obiettivo altissimo di trasformare sempre di più l'Istituto di Pena in Istituto di Cultura, «di trasformare il carcere in un teatro che sia il palcoscenico (privilegiato) di un mondo imprigionato, che racconti le contraddizioni della realtà; uno straordinario punto di osservazione sull'uomo e sulle sue azioni». Nella poetica di Armando Punzo il teatro è inteso infatti come opportunità di allontanamento dalla prigione interiore, come strumento di trasformazione radicale della materia umana, possibilità di mettere in crisi un mondo granitico e apparentemente immodificabile, nel segno quindi di una utopia realizzabile che dal carcere – inteso come straordinaria metafora dell'esistenza – si estenda al mondo esterno.
Genere
TEATRO | Contemporaneo |