Empanada scultore di me stessa



"Empanada, scultore di me stessa", si diverte sul confine di quest'arte, sviluppando tutte le possibilità che offre, facendo del linguaggio puro contenuto scenico. Le loro scelte coraggiose (la commedia è diretta da Gabriele Guarino) animano l'attenzione del pubblico, che accoglie la verità narrativa e partecipa all'esperienza dell'attore. Luca Gabos, protagonista della storia, si lancia in scelte audaci che fin da subito mettono in relazione l'animo con l'opera. Lo spettacolo si apre con un corpo nudo, in posa scultorea, sotto le luci e una moltitudine di sguardi, che superano l'imbarazzo con la consapevolezza che quell'atto sia necessario. La storia deve partire dalla nascita e una storia di un corpo che si modifica inizia dal momento in cui si spoglia delle convenzioni sociali, dei vestiti, della forma, delle etiche, del mestiere che svolge e della gestualità che esso connota. Davanti a noi c'è l'uomo, indifeso, come una scultura greca, in quell'equilibrio dinamico che racchiude in sé ogni possibilità, ciò che gli darà un nome e un volto dipenderà dalle sue scelte. Mentre una donna (Valentina Puccini) inizia a pulirlo con un panno, da quel biancore che lo ricopre, lui racconta chi è, cosa pensa, come gli altri lo conoscono. Ferdinando è uno scultore argentino, attivo nella scena politica, che gode di grande ammirazione da tutti, un uomo all'apice del successo, in cima alla scala sociale. Dentro però ha un fuoco che brucia, in cerca di una via di fuga, la sua identità non combacia con la sua forma, deve continuamente interpretare un ruolo, quello del capitano. La sua maschera ciarlatana di tutto parla ma poco conosce, la sua sessualità è ostentata mentre la paura della vita lo precede a ogni passo. Cerca così conforto nei suoi ricordi, nell'infanzia, quando giocava con un'amica a essere padre e madre di una bambola che aveva chiamato “Empanada”. Gli piace prendersi cura di qualcuno, mostrarsi delicato e affettuoso, ciò che invece deve nascondere ora. Mentre si susseguono queste riflessioni liriche tra le mani ha un calice, richiesto dal cardinale che continua a chiamarlo per incalzare il lavoro. Plasmando la creta sembra plasmare se stesso, comincia a mutare forma, a vagliare quelle possibilità di essere e scegliere altro. Intanto la ballerina si muove nella sensuale danza argentina, come a mostrare l'anima nascosta di Ferdinando, che si materializza a tempo di musica. Per scherzo, un giorno, stanco di essere trattenuto al telefono, si finge una donna, Empanada appunto, e dà dei consigli all'amica di Fernando. Da quel momento le telefonate si moltiplicano, tutti vogliono parlare con lei, finché non viene invitata a una festa. Lo spettacolo mostra un uomo che si riscopre donna, che affronta il giudizio degli altri e che sceglie di trasformarsi per essere felice. Una lotta con Dio, che ha scelto per lui un corpo in cui non si riconosce, una maschera da indossare con cui lotta. La toglie, la allontana e questa continua a dargli tormento, finché non la lancia e infine se ne libera con un atto sacrificale. Come la commedia dell'arte insegna, ogni maschera ha un suo codice e ogni corpo un suo status, la scelta di un trans non poteva trovare linguaggio più adatto per raccontarsi, rivelando a ognuno il desiderio di essere altro e di dover scegliere la propria immagine.




Genere
TEATRO Contemporaneo Sociale
TEATRO Contemporaneo Comico
TEATRO Contemporaneo Prosa