LA QUERCIA_da Orlando di Virginia Woolf



PROGETTO

La Quercia è un monologo per attrice che narra e rivive la storia di Orlando, una persona che attraverso un’esperienza straordinariamente estesa nel tempo e nelle vicissitudini, impara a conoscere la natura della propria anima, rinunciando progressivamente ai paradigmi ufficiali di femminilità e maschilità, di artista o persona comune, di giovane o persona anziana.

E’ la storia di un divenire, di un processo, di un prendere coscienza di sé attraverso trasformazioni apparentemente radicali, rispetto alle quali un nucleo essenziale permane.

Natura dell’essere umano, sessualità, divenire e permanere, potenzialità e attualizzazione, finitezza e immortalità, sono i temi che esplora il personaggio di Orlando.

LA TRAMA:

Il monologo comincia con l’interrogarsi di Orlando, già diventata donna, sulla vera natura dell’identità personale e su quella del tempo: entrambe nature ambigue e sfuggenti a qualsiasi rassicurante definizione.

Orlando è in crisi. Persa in un labirinto di possibili sé comincia a ripercorrere le varie epoche della propria vita per ritrovarsi: Orlando le rivive, le esplora e le scandaglia – con la determinazione e i rischi che corre un palombaro – nelle profondità del mare della mente.

Al principio siamo nel XVI secolo ed Orlando è un giovane di nobile famiglia inglese.

In cinque secoli di vita Orlando attraversa avventure, amori, disillusioni, dolori, viaggi, guerre e invecchia di appena venti anni. Cade per due volte in un sonno profondo e dorme per sette giorni. Al risveglio dal secondo letargo, Orlando scopre di essere diventato donna.

La maturazione della complessa natura di Orlando, sempre in qualche modo ermafrodita, prima maschile con sensibilità femminile, poi femminile con vigore e competenze “maschili”, si oggettiva nella sintesi tra natura e poesia.

Poeta inquieto e curioso, eroe delicato e irresponsabile, Orlando cercherà per cinque secoli la fusione con la natura, esplorata ed interrogata durante tutta la vita nel poema autobiografico La Quercia. 

A conclusione del Monologo, Orlando, alla luce del suo rivedere e rivivere le proprie esperienze passate alla ricerca di sé, ritrova un io profondo che la pacifica, un io più grande, essenziale, che le si presenta sotto forma di rispecchiamento con la Natura.

Così, dopo una vita a scrivere poesia per catturare la Natura tra le righe di un poema, Orlando scopre il suo stesso Essere Natura, natura che si manifesta infinitamente molteplice pur rimanendo una, così come può essere unico ma anche infinitamente molteplice il senso della durata dello scorrere di un’ora sul quadrante dell’animo umano.

NOTE DI REGIA

Abbiamo affrontato questo monologo in modo da permettere allo spettatore di entrare nel mondo della mente di Orlando e riconoscersi nel suo particolare stato di smarrimento interiore.

L’adattamento letterario del romanzo di Virginia Woolf è stato connotato dalla scelta di fondo di non modificare in nulla il testo dell’autrice e riportare esattamente le sue parole, adattate alla scena solo nei tagli e nella successiva ricomposizione del testo secondo dinamiche drammaturgiche.

Il lavoro di montaggio dello spettacolo è stato sviluppato in simbiosi con il lavoro sul testo, ritornando più volte dal tavolino alla scena e dalla scena al tavolino.

La ricerca teatrale è resa essenziale da tre porte di legno scorrevoli come unica scenografia: le soglie tra un’epoca di vita del protagonista ed un’altra, i passaggi tra uno stato interiore e l’altro, tra un secolo e l’altro.

Le porte sono aperte o chiuse a seconda della capacità di Orlando di passarci attraverso e rivivere momenti della propria vita, a volte anche molto dolorosi.

Le porte scorrevoli vengono spostate a vista dall’attrice in scena per disegnare spazi diversi, interiori ed esteriori.

L’impianto generale si sviluppa in quadri.

Ho trovato interessante dare particolare rilievo al lavoro dell’attrice sul senso del cambiamento e della trasformazione; quel perenne stato di instabilità e ricerca che caratterizza la vita di Orlando e che condividiamo tutti, in modo più o meno consapevole, data la nostra condizione di esseri umani.

Se siamo in perenne cambiamento, che cosa permane, e chi siamo realmente?

Il profondo messaggio di Virginia Woolf ci ricorda un modo di pensare a se stessi come esseri non separati dal tutto, non disgiunti dalla Natura di cui facciamo parte; una concezione del sé che supera il pensiero duale e oppositivo, un pensiero dicotomico, per approdare all’incontro/rispecchiamento con un mondo che si sviluppa a spirale, in una continua ciclica espansione, non racchiudibile in una sola – e conclusiva – definizione.

Con Elena Formantici abbiamo lavorato per restituire in scena il personaggio di Orlando con una emotività spaesata priva di certezze esaustive, una crisi dell’essere umano contemporaneo dovuta ad un vano anelare ciò che si ritiene assoluto ed irremovibile: fama, amore certo, ricchezza, status, sessualità, monogamia…

Le porte di legno con il loro incombere inquietante, il lavoro attoriale che gioca su un’androginia di fondo, l’impianto sonoro privo di rassicurazioni, concorrono a costruire il mondo di Orlando, un Orlando contemporaneo che aveva bene disegnato Virginia Woolf nel suo romanzo.

E’ stata chiesta una collaborazione al compositore di musica elettroacustica Dante Tanzi, che si è occupato della supervisione musicale oltre a comporre dei pezzi originali che aiutano a disegnare in modo efficace e visionario uno spazio acustico della coscienza di Orlando (anche tramite la rielaborazione della voce dell’attrice).

Il disegno delle luci è affidato alla maestria di Simona Gallo che rafforza il potere evocativo di una scena e dei costumi essenziali, creando un’illuminazione che apre lo spazio e lo trasforma, scandendo con finezza i passaggi fondamentali del monologo.

Informazioni: 

Thuline Andreoni

thuline81.andreoni@gmail.com

3331234272




Genere
TEATRO Contemporaneo Prosa
Tags
#virginiawoolf #orlando #gender #teatro #orlando #gender #identita'