i won't eat



i won’t eat

di e con Elisa Denti

aiuto regia Pietro Traldi musiche Pietro Traldi supporto tecnico Roberta Bonfatti
 in collaborazione con Sementerie Artistiche, Corte Ospitale di Rubiera, Associazione Pollincino Centro Crisi Genitori Onlus,

Premi: UP2U (La Stampa – Teatro Stabile di Torino), 2014
 “Teatro...voce della società giovanile”, 2015
 “Miglior spettacolo”, “Miglior testo” e “Premio speciale di

Gaiaitalia” (NoPS festival), 2016 “Miglior regia” (Festival MonoDrama), 2016

Selezione “Festival teatrale di Resistenza, Premio Museo Cervi”, 2017 

“i won't eat” racconta la storia di una lei che non ha nome, né età precisa, una ragazza come tante: un po’ sovrappeso, che si sente inadeguata, che “non è abbastanza”. Una giovane donna – forse adolescente, forse poco più matura – che ha bisogno di trovare il proprio posto nel mondo.

La sua caduta dentro il lucido incubo dell’anoressia mentale è scandita da piccoli eventi, talvolta casualità, che divengono appuntamenti quotidiani e che l’attrice percorre con ironia e concretezza: l’eccesso di attività fisica, il rito del vomito, la fuga dalla socialità dei pasti, il mutamento nell’abbigliamento. Gesti che divengono – assai rapidamente – fuga e rifiuto della vita stessa.

L’anoressia arriva improvvisa e risucchia tutto: il corpo, la mente, i rapporti umani, le emozioni. È uno schiaffo veloce, rumoroso, secco. Il dolore e la riflessione arrivano solo dopo, soltanto se e quando si riuscirà ancora a mangiare e godere di nuovo della vita.

L’intento è quello di indagare la complessità di un disturbo che, se si manifesta mediante il rifiuto del cibo, si nutre in realtà di complesse implicazioni che non solo investono la sfera alimentare, ma soprattutto stravolgono la vita individuale e quella famigliare ed hanno radici profonde e tenaci. L’anoressia mentale diviene una presenza viva e costante: è una voce interiore che suggerisce e guida e che si traduce anche in ansia di perfezione, necessità di controllo, incapacità di esprimere i propri desideri, bisogno d’amore.

In particolare “i won't eat” racconta il rapporto di una figlia con sua madre, tra le quali si insinua la malattia. A lungo considerata dalla scienza la responsabile principale del disturbo alimentare, il ruolo della madre – dolente o rabbioso, quasi sempre disperato e contraddittorio – diviene fondamentale nel “teatro” della casa dove la tragedia si mette in scena.

L'intento è quello di dare voce anche alla figura materna, succube della malattia tanto quanto la propria figlia, per andare oltre il senso di colpa e cercare di capire realmente come combattere insieme il mostro dell'anoressia.

Lungi dal porsi l’obiettivo di creare uno spettacolo esaustivo su un tema così complesso (e sul quale anche il competente mondo di medici e psicologi ancora si interroga), “i won't eat” desidera raccontare una storia che possa essere emblematica di altre storie analoghe, perché questa malattia – subdola, lucida, manipolatrice – crea ricorrenze, contraddizioni, ritualità, che si incontrano – quali costanti di differenti vite – nelle testimonianze di molte donne che combattono contro l’anoressia o che con l’anoressia tentano di convivere.

“I won’t eat” è uno spettacolo, finalmente, che mette in primo piano “l’umanità”, quella che perdiamo lungo la strada perché non sappiamo neanche noi perché e poi diamo la colpa agli altri. Elisa Denti ci costringe, qualora ne avessimo voglia, ad interrogarci sul mondo che abbiamo costruito. Come? Non siamo stati noi, è colpa della società? E la società da chi è composta, I beg you pardon? Per chi scrive lo spettacolo è bellissimo. Ed emotivamente indimenticabile. Andatevelo a cercare ed applauditelo. Vi arriverà come un calcio nei denti, ma vale la pena riceverlo quel calcio” gaiaitalia.com

 




Genere
TEATRO