GIANNI



GIANNI _ispirato alla voce di Gianni Pampanini

di e con Caroline Baglioni

supervisione alla regia Michelangelo Bellani, c.l.Grugher

luci Gianni Staropoli

suono Valerio Di Loreto

assistente alla regia Nicol Martini

organizzazione Mariella Nanni

produzione La società dello spettacolo

residenze artistiche: Auditorium Santa Caterina (Foligno InContemporanea) - L'arboreto - Teatro Dimora di Mondaino

si ringrazia la famiglia Baglioni per il sostegno e la collaborazione

 

progetto vincitore del Premio Scenario per Ustica 2015

spettacolo vincitore del Premio In-Box Blu 2016

 

 

NOTE ARTISTICHE

Avevo circa tredici anni. Mio padre tornò a casa e disse che era arrivato il momento di occuparci di Gianni. Era un gigante Gianni. Alto quasi due metri, ma a me sembravano tre e nella mia mente è un film in bianco e nero. 

Gianni sembra oggi un ricordo lontano, ma era lontano anche quando c’era.

Era lo zio con problemi maniaco-depressivi che mi faceva paura. Aveva lo sguardo di chi conosce le cose, ma le ripeteva dentro di sé mica ce le diceva. Fumava e le ripeteva dentro di sé.

 

Gianni non stava mai bene. Se stavamo da me voleva tornare a casa sua. Se stava a casa sua voleva uscire. Se era fuori voleva tornare dentro. Dentro e fuori è stata tutta la sua vita. Dentro casa. Dentro il Cim. Dentro la malattia. Dentro al dolore. Dentro ai pensieri. Dentro al fumo. Dentro la sua macchina.

 

E fuori. Fuori da tutto quello che voleva.

 

Non aveva pace Gianni. Ogni centimetro della sua pelle trasudava speranza di stare bene. Stare bene è stata la sua grande ricerca. Ma chi di noi non vuole stare bene?

 

Nel 2004 in una scatola di vecchi dischi, ho trovato tre cassette. Tre cassette dove Gianni ha inciso la sua voce, gridato i suoi desideri, cantato la sua gioia, detto la sua tristezza.

 

Per dieci anni le ho ascoltate riflettendo su quale strano destino ci aveva uniti. Un anno prima della mia nascita Gianni incideva parole che io, e solo io, avrei ascoltato solo venti anni dopo. E improvvisamente, ogni volta mi torna vicino, grande e grosso, alto tre metri e in bianco e nero.

(Caroline Baglioni)  

 

 

 

Motivazione del Premio Scenario per Ustica 2015

"Colpisce la trasformazione di un materiale biografico intimo e drammatico in un percorso personale di ricerca performativa: la traccia audio originale di un’esistenza spezzata, come il testamento beckettiano di krapp, ispira una partitura fisica, gestuale, coreografica in un efficace gioco tra due ambiti scenici che si rivelano anche esistenziali. Un lavoro sulla memoria individuale capace di creare uno spazio di comprensione ed empatia che scuote lo spettatore."

(Giuria: presidente Antonio Calbi, direttore Teatro di Roma; Silvia Bottiroli, direttrice artistica Santarcangelo Festival; Stefano Cipiciani, direttore Fontemaggiore; Serena Sinigaglia, regista; Cristina Valenti, docente Università di Bologna, direttrice artistica Premio Scenario)

 

ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA

“Il dramma intimissimo e biografico portato in scena riesce a convertirsi su piani di relazione ulteriori, dimostrandosi capace di trasmettere emozioni e sensazioni che possono appartenere a ciascuno di noi. Anche qui, il solo-show, la prospettiva micro e personale, vissuta e biografica, diventa filtro – attraverso la lingua scenica – per parlare dell’uomo d’oggi e del mondo che lo circonda, fra vita e politica”.

(Roberta Ferraresi, Il tamburo di kattrin)

 

“[...] Una biografia intima e drammatica inscritta in percorso drammaturgico pregiato, in una coreografia di gesti e di posture della nostalgia. [...] Un testamento poetico ed effimero a cui la Baglioni, con la solerzia necessaria della sua presenza, mai invasiva, conferisce una straziante verità”.

(Valentina De Simone, Che teatro fa – larepubblica.it)

http://cheteatrochefa-roma.blogautore.repubblica.it/2015/09/10/nuovi-critici-short-theatre-ii-premio-scenario-v-d-s/

 

“Baglioni non 'interpreta' Gianni, fa di più: lo anima dall’interno, filtrandolo attraverso la propria sensibilità squisitamente femminile, creando un’efficace partitura fisica e gestuale -una qualità di movimento che si fa simbolo e mai descrizione”

(Sarah Curati, Paper Street)

http://www.paperstreet.it/cs/leggi/la-nostalgia-dellassenza-o-della-solitudine.html

 

“Caroline Baglioni diventa zio Gianni in un toccante originale assolo autobiografico”

(Simone Pacini,  Shorttheatre - @twitter.com

 

“Oltre alla suddetta modalità mimetica e a quella narrativa, azzeccata risulta la scelta registica di entrare in scena con un mucchio di scarpe, guarda caso scompaiate, per poi utilizzarle come elemento non solo coreografico, ma quasi con dignità di coprotagonista. […] Efficace e simbolico, poi, è l’utilizzo che ne fa – rituale controcanto alle scene d’impersonificazione del racconto-fiume in prima persona dell’uomo: quasi solo azioni sceniche, in cui lei diventa la reginetta del cerchio magico e loro, le scarpe, pedine dotate quasi di vita autonoma e di autonomo sentire e giudicare.”

(Francesca Romana Lino, rumorscena.com)

http://www.rumorscena.com/06/12/2015/il-teatro-under-35-di-premio-scenario-al-suo-debutto

 

“Caroline Baglioni si carica sulle spalle i frammenti di un discorso amoroso, proprio dilatando la mancanza dell’amore. Li sostiene in virtù di una qualità d’attrice cristallina, esperta nel costruire una partitura di gesti mai casuali, intrecciati alla parola con abilità e coscienza autoriale di ottime prospettive.”

(Simone Nebbia, teatroecritica.net)

http://www.teatroecritica.net/2015/12/caroline-baglioni-vite-di-altra-misura/

 

“Ed è così che, attraverso una partitura fisica, gestuale, coreografica ben condotta e orchestrata, accompagnata da musiche che vanno dagli Afterhours a Sergio Caputo, da Venditti a Renato Zero, avviene scenicamente in modo plausibile la trasformazione di un materiale vocale, affidato solo ai ricordi, di una presenza che sembrava dimenticata.”

(Mario Bianchi, klpteatro.it )

http://www.klpteatro.it/da-studio-a-spettacolo-i-risultati-alterni-dei-quattro-scenario-2015)

 

“Vestita di rosa, con lunghi capelli biondi sciolti, la Baglioni riesce a far dimenticare la propria femminilità allo spettatore: le parole sono quelle dello zio Gianni, che negli Ottanta ha inciso su un nastro, in un umbro grezzo e terroso, i rigurgiti della sua malattia di vivere. La nipote Caroline, nel restituire quel malessere sul palco, riesce a compiere uno scarto, astraendo quel dolore in gesti, immagini, oggetti e rendendolo così universale.”

(Maddalena Giovannelli, doppiozero.com)

http://www.doppiozero.com/materiali/scene/scenario-istantanee-dalla-crisi

 

“La solitudine performativa dell’attrice in scena rende pienamente l’idea di quella vissuta dal personaggio in un crescendo che porta alla bellissima danza finale di liberazione che se da una parte segna il momento di fine vita dello zio dall’altra travalica nell’aperta dichiarazione poetica della nipote attrice, solo ora totalmente libera di quel corpo scenico del quale non resta che una scarpa e una voce.”

(Francesca Giuliani, paneacquaculture.net)

http://paneacquaculture.net/2015/11/28/una-storia-sbagliata-lemarginazione-di-gianni/

 

“La scena, scarna, è dominata dalla fisicità fluida della protagonista che sa muoversi come Gianni, goffa e insicura, sognante e lieve. Le scarpe, tante scarpe abbandonate sulla scena e indossate alternativamente dalla Baglioni, paiono i frammenti di un esistere che non si riesce a ricomporre in unità, operando una resa simbolica ed evocativa efficace.”

(Daniele Stefanoni, dramma.it)

http://www.dramma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=18500:gianni&catid=39&Itemid=14

 

“Sola in scena, con una sottoveste lunga, azzurra, semplice, Caroline Baglioni [...] è brava e da un bel ritmo e un bel respiro al lavoro: si è costruita un personaggio poco convenzionale, nevrotico ma anche misterioso e la sua voce modula con ritmi e intonazioni l'onda interiore di Gianni che a quanto pare è un personaggio veramente esistito di cui alla fine si ascolta la vera voce.”

(Anna bandettini, Repubblica.it)

http://bandettini.blogautore.repubblica.it/2016/01/01/2016-tanti-auguri-con-scenario/?fb_action_ids=808490612610436&fb_action_types=og.recommends

 

“Una genesi toccante, uno sviluppo coinvolgente, un dipanamento commovente. La realtà che s’intreccia pesantemente con la finzione drammaturgica, con risvolti poetici e difficili da digerire, macigni da portare sulle spalle, mattoni da ingoiare. […]  tutto trapela senza sosta dai pori della Baglioni, con lucidità e fermezza, e ogni sera è una rievocazione, un’apparizione, una rinascita, una rivincita: la potenza del teatro.”

(Tommaso Chimenti, Ilfattoquotidiamo.it)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/04/premio-scenario-tra-vincitori-e-vinti-ecco-lultima-edizione/2347864/

 

 “Una storia personale ma universale”

(Barbara Mastria, ArtInTime)

http://www.artintime.it/il-teatro-di-caroline-baglioni/?fb_action_ids=806837269442437&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map=%5B919279044792524%5D&action_type_map=%5B%22og.likes%22%5D&action_ref_map=%5B%5D

 

“[…] La Baglioni cadenza una parlata perugina, tronca le parole quel tanto che basta per forgiare una lingua che non è né italiano né dialetto. Parla in prima persona, ma al maschile. […] Spirali di fumo in controluce s'imprimono da un lungo bocchino, con lei/lui ascoltiamo le canzoni amate e ascoltate dallo zio come fossimo al suo fianco […]. Con lei/lui pensiamo all'intimità di una vita bislacca, allontanata verso i margini, una vita che si chiede «che cosa è la felicità» […] Con Gianni pensiamo al teatro, all'occasione che offre di prendere parola in prima persona diventando altro da sé, pur parlando di sé. Un teatro che permette a noi spettatori di vederci riflessi per frammenti in vite che non sono la nostra, eppure così simili.”

(Lorenzo Donati, Altrevelocita.it)

http://www.altrevelocita.it/teatridoggi/11/la-qualita-dellaria/339/immaginare-un-teatro-nuovo-il-premio-scenario-2015.html

 

[…] Caroline Baglioni comincia da qui per iniziarci al suo “Gianni”, da un’esplosione di scarpe spaiate sulla scena, un’esplosione di segni, di frammenti che, nel corso dell’ora di monologo, andranno a formare la linea sottile che divide il dentro dal fuori, il presente dal passato, il ricordo dal racconto, due spazi scenici che equivalgono ad altrettanti spazi, passaggi esistenziali. […] La vita è una ricerca a singhiozzi di un benessere logorato tra falsi miti e il bisogno di essere amati, consumato come la suola di una scarpa numero 46 e la voce di un “uomo da marciapiede”, quella vera, roca, buia, di Gianni che ci ricorda, facendoci sorridere e commuovere, che, alla fine, “basterebbe poco, basterebbe un sorriso”.

(Giulia Focardi, Recensito.net)

http://www.recensito.net/index.php?option=com_k2&view=item&id=14594:nelle-scarpe-di-caroline-baglioni-risorgono-i-passi-dello-zio-gianni&Itemid=121

 

“[…] Un’interpretazione davvero affascinante quella di Caroline Baglioni, accompagnata da una regia squisitamente essenziale. Luci e musica arricchiscono ottimamente la performance. Un palcoscenico semibuio e tante scarpe diverse bastano per farci immaginare Gianni che cammina per Perugia, la sua città, Gianni che corre in macchina, Gianni che fuma e registra le proprie riflessioni, con Ringhio, il suo cane, unico amico a tenergli compagnia insieme ai suoi milioni di ricordi e di pensieri. Quello che nessuno ha mai sentito dire a Gianni è finalmente venuto fuori attraverso la nipote Caroline. È ciò che forse egli desiderava, mentre registrava la propria voce. E non c’era modo migliore per terminare: farci sentire un piccolo estratto della voce di Gianni. È il suo "Stop" che chiude lo spettacolo.”

(Benedetta Colasanti, corrierespettacolo.it)

http://corrierespettacolo.it/gianni-il-cancro-dellanima/

 

 “[…]  uno spettacolo ben fatto e coinvolgente, la cui protagonista è brava a raccontare al pubblico i desideri, il dolore e la gioia di Gianni, il gigante alto quasi due metri (che alla sua nipotina sembravano tre) che ci ha lasciato una testimonianza tangibile e preziosa della sua vita fatta di difficoltà e di speranze. Come le vite di tutti noi.”

(Alessandro Chiocchia, Femataspettacolo.it)

http://www.fermataspettacolo.it/teatro/gianni-racconto-di-una-vita-complicata

 

“[…] Da bambina ero molto introversa. Praticamente – ci dice sorridendo – ero così chiusa in me stessa che non parlavo con nessuno.[…] Il personaggio che probabilmente mi ha segnato di più durante il mio percorso è proprio Gianni perché è quello che mi ha aperto una “strada”. Grazie a lui ho sentito arrivare uno “scatto” nella mia crescita non solo in qualità di attrice, ma anche di maturità a livello personale. Viverlo mi ha portato a comprendere le fragilità nascoste nell’animo umano. […]”

(intervista di Francesca Cecchini, Quartaparetepress.it)

http://www.quartaparetepress.it/2016/03/14/caroline-baglioni-e-il-viaggio-introspettivo-alla-scoperta-di-gianni-intervista/




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TEATRO Contemporaneo Prosa
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