IO SONO NON AMORE



IO SONO NON AMORE _ ispirato all'esperienza di Santa Angela da Foligno (Il sacro nell'odissea dell'intimo femminile)

 

di Michelangelo Bellani regia c.l.Grugher con Caroline Baglioni, Emanuela Faraglia, Flavia Gramaccioni, Michelangelo Bellani luci Gianni Staropoli suono Valerio Di Loreto voci Valerio Amoruso, Stefano Gigli, Marianna Masciolini realizzazione costumi Claudia Biscarini, Lorenza D'Andrea assistente alla regia Marco Rufinelli organizzazione Mariella Nanni produzione La societ à dello spettacolo in collaborazione con Diocesi di Foligno, Provincia religiosa dei Frati Minori Conventuali dell'Umbria e Cenacolo Santa Angela di Foligno con il Patrocinio e il sostegno del Comune di Foligno residenze artistiche: Auditorium Santa Caterina/Foligno InContemporanea Caos Terni – con il sostegno di Indisciplinate e Associazione Demetra

 

Io sono non amore affronta nel contemporaneo l’esperienza di Angela da Foligno. Terziaria francescana, canonizzata da Papa Francesco nel gennaio 2014, Santa Angela una delle donne pi rilevanti della spiritualit è ù à cristiana. Nata a Foligno e vissuta prossima all’età di San Francesco d’Assisi (1248-1309) di cui è stata autentica interprete, può essere considerata la prima donna in Italia ad aver esercitato un carisma intellettuale al femminile. Definita «maestra dei teologi» il suo magistero, intrecciato di vita vissuta e pensiero, riesce ad avvicinare intelligenze elevate e anime semplici. Una drammaturgia originale concepita per brani e frammenti in cui la narrazione biografica è intrecciata alle visioni e alle ‘crisi’ dei «30 passi (o mutazioni) » dell’anima alla ricerca di Dio. Tre donne rappresentano tre strati dell’esperienza mistica di Angela. Attraverso una forte espressività corporea e l’uso poetico ed evocativo di un linguaggio a tratti brutale che esprime il travaglio esistenziale da una vita dissipata a una conversione molto distante dalla convenzione agiografica.

 

 

PROGETTO TEATRALE

Il progetto parte dalla scrittura di una DRAMMATURGIA ORIGINALE, concepita per brani e per frammenti, in cui la narrazione biografica è intrecciata alle visioni e alle ‘crisi’ dell’estasi nei «30 passi (o mutazioni)» che l’anima compie per arrivare a Dio. Angela è una donna di 37 anni che dopo una vita agiata e mondana, perde il marito e i figli e vive il senso di colpa per la sua vita dissipata. Dopo la conversione confessa di aver desiderato la morte dei propri cari.

Nella nostra proiezione Angela è come spettatrice di se stessa, scomposta in tre diverse donne che rappresentano il travaglio della sua interiorità e i tre momenti dell’esperienza mistica: l’irruzione di un estraneo; la resistenza; la cognizione della profondità dell’Essere.

Il TITOLO Io sono non amore evoca la percezione, cui Angela giunge, dell’unione con Dio. Uno stato d’amore e d’intimità, profondo, inconcepibile in cui svanisce il soggetto e l’oggetto dell’amore stesso, l’amante e l’amato, per esistere come unità al di fuori di ogni dualismo, purezza assoluta, che se deve esprimersi, farsi parola può dirsi solo non-amore.

Come dentro una m a c c h i n a   d e l  t e m p o, abbiamo fatto viaggiare l’esperienza di Angela compiendo un salto in avanti di circa 800 anni. Chi è questa Angela contemporanea che vive nella stessa Foligno dei nostri giorni? Come sarebbe ‘vedere’ e ‘parlare’ con Dio, nei luoghi della città attuale?

L’esperienza mistica di Angela è fortemente legata a un‘esperienza di luoghi che sono anche i nostri luoghi e i luoghi dei nostri ricordi. Questo legame topografico è il fondamento su cui si basa la narrazione.

Tutto quello che si conosce dell’Angela storica lo si deve al suo Memoriale, un documento redatto da Frate A. (Arnaldo?) confidente e confessore di Angela che trascrisse fedelmente parola per parola in un latino semplice, quanto la donna dettava nel suo volgare umbro. Il Memoriale dunque è una vera e propria autobiografia dove tutto è raccontato per bocca della protagonista come un susseguirsi di vicende intime e un continuo interiorizzare la presenza di Dio. Angela è “la prima voce italiana il cui suono (benché oscurato) ci arrivi per il canale diretto della rivelazione personale, non della leggenda pia” (Pozzi, Il libro dell’esperienza – Adelphi, 1992).

Il memoriale tenuto sottochiave per lungo tempo a causa del contenuto ‘ardito’, è giunto fino a noi grazie ad alcune decine di fonti di cui la più antica e autorevole è il manoscritto 342 di Assisi eseguito tra il 1306 e il 1308.

Il lavoro del frater scriptor, non fu per niente agevole, come egli stesso descrive, sia per la difficoltà di intendere i discorsi di Angela sia per i dubbi e i sospetti dei frati superiori che ostacolavano questa sua attività di ascolto e registrazione. Lo scrittoio di frate A. era un banco di chiesa.

Angela dialoga con frate A. e quando racconta, molto spesso riferisce lo scambio di parole fra lei e Dio. Il suo è un linguaggio diretto, difficile da comprendere. Quando frate A. rilegge ad Angela le sue parole, lei le definisce da un lato verità, dall’altro truffa e bestemmia.

In scena abbiamo messo solo le nostre tre Angela, ma non potevamo dimenticare questa figura straordinaria del frate trascrittore.

Abbiamo dunque deciso di trasporre il personaggio di frate A. in quella dell’autore che oggi scrive di Angela. Lo spazio delle didascalie, solitamente riservato alle indicazioni più o meno seguite dalla messinscena, diviene in questo caso una sorta di voce narrante dell'autore del testo “Io sono non amore” che racconta e raccorda l’itinerario teologico di Angela con un romanzo della propria esperienza personale. Un’esperienza vissuta in quei stessi luoghi attraversati da Angela - del tempo storico e del tempo contemporaneo - con l’idea Kierkegaardiana che l’irruzione dell’eternità nel tempo non ha istanti privilegiati nella storia dell’umanità

Vorremmo, parlando di Angela provare a vedere, se (r)esiste, un ‘luogo’ del sacro per l’uomo contemporaneo.

(Michelangelo Bellani)

 

RASSEGNA STAMPA

“...sul palco del Teatro San Carlo non vediamo la santa del Duecento bensì una sua possibile proiezione contemporanea: una donna – innanzitutto – avvenente, stentorea, infedele (Emanuela Faraglia), che da un giorno all’altro perde marito e figli, ritrovandosi da sola, in pezzi, a confrontarsi con il proprio dolore e soprattutto la propria coscienza. Questo dialogo interiore, sofferto, ossessivo, da privato diventa allora universale:  [...] l’intera concezione dello spettacolo denota una spiccata sensibilità nel tradurre nel contemporaneo interrogativi tipicamente medioevali, superandone l’apparente obsolescenza agiografica […] Intrigante e più che mai attuale, questo nichilismo teistico sembra come ricalcare dall’interno l’emancipazione di un credente dal feticismo della fede. Un autoscacco doloroso ma felice che dona all’uomo la consapevolezza del suo congenito, privato, universale bisogno di un referente – là fuori – cui "contrapporre" le proprie azioni, che sia Dio, lo Stato, la Società, o qualunque Grande altro vogliamo inventarci. Perché pochi soltanto hanno l'onestà di accettare il dolore della sua assenza. (Giulio Sonno, Paper Street)

http://www.paperstreet.it/cs/leggi/io-sono-non-amore-societ-spettacolo-angela-foligno-grugher-bellani-recensione.html

 

“La scena è vuota, la platea piena. […] Uno scrittore contemporaneo, Michelangelo Bellani, al contempo spettatore e illustratore della vita di Angela, canonizzata l’anno scorso da Papa Francesco per equipollenza  dalla platea parla direttamente con lei,  nello stretto rapporto che un demiurgo ha nella ricerca del “personaggio” e della sua ragion d’essere, suggeriti dal memoriale  dettato dalla santa a Frà Arnaldo dei trenta passi che l’anima compie raggiungendo l’intima comunione con Dio.

Ma parla anche di sé, di quello che può essere compreso, accettato e riportato alla luce, e  del cammino spirituale nella propria esistenza seguendo le tracce lasciate dalla donna nella sua immaginaria ricostruzione. Il linguaggio, come quello a cui ci ha abituati la Società dello Spettacolo, senza mai rinunciare alla complessità e alla gravità del  binomio teatro-vita,  è quello della speculazione filosofica denudata  dall’ars poetica, e corrisponde esattamente alla conversione che avvicina Angela ad un cammino più mistico che spirituale, non lineare, ellittico, e profondamente intimo. Una via, che come quella dell’amato Francesco passa dalla rinuncia e dall’espiazione del peccato, che però non si risolve in pacificazione ma nell’unione sempre sbilanciata dalla parte della ricerca con un Dio amato come un uomo a cui si vuole piacere, indicibile, a volte  “più presente nel demonio che in un angelo”, presente per via della sua stessa assenza (“Chi è Dio? Il suo stesso nulla).

 Una cronologia futura e passata, come quello della preghiera, “che misura un tempo in cui non ci siamo piu’”.

(Giulietta Mastroianni, Corriere dell'Umbria)

http://corrieredellumbria.corr.it/news/spettacoli/208621/Beata-Angela--spettacolo-da-pienone.html

 

SERVIZI TELEVISIVI

Retroscena – i segreti del teatro, viaggi nelle {cre}azioni di TV2000 Puntata dell'8 Marzo 2016

Link video: http://www.tv2000.it/retroscena/2016/03/02/alessandro-gassmann-e-ottavia-piccolo-a-retroscena-l8-10-e-14-marzo/




Genere
TEATRO Contemporaneo Prosa