Scarpette Rosse - storia di un desiderio
Scarpette rosse - storia di un desiderio liberamente ispirato a Scarpette rosse di H.C. Andersen
drammaturgia Emanuele Aldrovandi
regia Massimo Somaglino
con Alessia Candido e Miriam Costamagna
voce madre Francesca Porrini
scene Eliana Borgonovo e Andrea Lopez Nunes c
costumi e realizzazione pupazzo Eliana Borgonovo
disegno luci Roberta Faiolo
assistente regia Andrea Lopez Nunes
organizzazione Paola A. Binetti
produzione BIBOteatro
età consigliata dagli 11 anni
durata 60 minuti
linguaggi utilizzati Teatro d’attore e pupazzo animato
Sinossi C’è una ragazzina, seduta, che non parla e non si muove. E poi ci sono due scarpette rosse, che camminano e ballano...o almeno ci provano. La ragazzina, che non è più una bambina ma neanche una donna, sta crescendo e non si riconosce più, non sa dove andare. Davanti a lei ci sono miriadi di possibilità. Le scarpette rosse sono lì per lei, per divertirla, aiutarla, scuoterla, per farle assaporare la vertigine del desiderio, che può anche trasformarsi in ossessione. Le scarpette rosse sono una strada, ma solo lei potrà decidere se percorrerla o meno. Diventare grandi comporta delle perdite? Sarà quello che le nostre scarpette cercheranno di farle scoprire raccontando di Karen, una ragazzina povera che scoprì come diventare ricca con niente e delle sue scarpette rosse fatte di stracci, che non erano magiche e nemmeno belle, ma semplici come un gioco e potenti come un desiderio.
Note di regia Un po' si amano e un po' si odiano, queste due scarpette rosse, un po’ rock e un po’ blues, un po’ ‘up’ e un po’ ‘down’, come si amano e si odiano alcuni tratti del nostro carattere. Sono svampite e fragilissime, ma allo stesso tempo vitali e creative. Come la vita, no? È travolgente, sconvolgente quando ci succede finalmente di trovare noi stessi, quando scopriamo veramente chi siamo, tentiamo i primi passi, capiamo infine che possiamo camminare da soli. Alziamo l’asticella, allora, vogliamo di più. Vogliamo danzare, volare nell’aria.... Seguiamo il desiderio, all’infinito.... Ma poi? Se perdiamo il controllo, se il salto è così alto che ricadere ci spaventa, che succede? Se le nostre virtù hanno sempre più l’aspetto di vizi. Se il ballo (è bello il ballo) diventa sballo e non ci si ferma più...? Pensiamo che si possa solo rilanciare, sempre di più, sempre più in là.... E rischiamo, siamo disposti a tutto.... Ma la gioia si tramuta in dolore, allora. Lo stupore diventa una maschera di angoscia, e le maschere del teatro alla fine convivono e coincidono. Ho chiesto alle scarpette di alzare lo sguardo appena più in là, ma con attenzione, solo per vedere cosa c’è. Quel che c’è può essere la soluzione solo se corrisponde a quello che vogliamo davvero e solo se siamo in grado di conoscerlo e controllarlo. Maleducate, irriverenti, confuse, le scarpette continuano a non trovare la giusta mediazione. Continuano a non conoscere il confine, a esagerare, a non voler tornare indietro e ovviamente a finire in punizione nell’armadio delle scarpe, condannate a non sapere come finirà la storia, ma con il compito di raccontarla all’infinito.