Yesterday. L'ultimo gioco



Yesterday

di Jana Balkan

diretto e interpretato da Jana Balkan, Isabella Caserta, Francesco Laruffa

Ogni riferimento a fatti e persone non è puramente casuale

Lo spettacolo è ispirato a una storia vera

 

“Ho visto un’anziana al funerale del figlio che ad un certo punto ha smesso di piangere perché non si ricordava più che ci facesse là. Ha detto: 'Portatemi via, chi è quello là dentro?'”.

Da questa esperienza è scaturita la nostra ricerca e questo lavoro che tratta il tema dell'Alzheimer e del nuovo nucleo familiare che si viene a creare (malato, badante, familiare) con un triplice tessuto linguistico.

La perdita della memoria è una malattia che complica tutto perché fa smarrire il senso delle cose, fino a farle sparire nell’indistinto. E’ un naufragare inesorabile verso il niente. E’ un lento smarrirsi nel silenzio e nell’assenza. E' irreversibile.

Abbiamo cominciato a indagare questa perdita attraverso un lavoro di ricerca, interviste, testimonianze e incontri fatti con gli anziani, i familiari e le badanti che li assistono. Tra le tante storie che abbiamo conosciuto direttamente o indirettamente, abbiamo scelto di raccontarne una. I tre protagonisti sono persone reali, persone che abbiamo conosciuto e ci hanno raccontato questa storia. Non si vuole commentare né giudicare, solo ritrarre una realtà che coinvolge tutti e che porta a riflettere.

Lo spettacolo oscilla tra ricordi e presente, tra visioni della mente e realtà e interroga lo spettatore sulla forza dell’amore, forse unica cura.

 

Estratto stampa

“Yesterday. L’ultimo gioco emoziona lo spettatore... E’ toccante e realistico il testo scritto con tanto trasporto emotivo e profondità narrativa dalla Balkan e altrettanto ben recitato al fianco di Laruffa, figlio insicuro che dapprima non riesce ad accettare l’implosione della madre, e di Isabella Caserta nel ruolo della badante moldava, angelica figura teatralmente dipinta in tutta la sua compassionevole tenerezza e praticità di donna capace di accogliere e di diluire il dolore altrui. Il silenzio in sala si tagliava con il coltello nel partecipare a questa storia che non cede alla retorica… A dare speranza è quel campanello di bicicletta che la badante Liuda fissa alla carrozzina per trasformarla idealmente in bicicletta con la quale far volare la sua nonnina che, nonostante tutto, ha ancora grandi ali.” (Michela Pezzani, L’Arena, 27/02/2014)

“Lo spettacolo oscilla tra ricordi e presente, tra visioni della mente e realtà restituendo allo spettatore la profonda solitudine dei personaggi. La solitudine del malato, immerso in una nebbia esistenziale rotta solo dai sempre più rari momenti di lucidità. La solitudine dei familiari, in lotta con la rabbia che deriva dall’impotenza e che vedono palesarsi il temuto uomo nero dell’infanzia nelle forme di questa malattia tanto subdola. La solitudine di chi si prende cura dell’ammalato, che vive una vita sospesa, dove i sentimenti da moto dell’anima sanno trasformarsi in azioni concrete. Tre solitudini parallele. Tre grandi interpretazioni. Commovente e intensa Jana Balkan nella parte di un’anziana malata che si smarrisce in un mondo in cui l’oggi non esiste e naufraga in un passato che ha rotto gli argini riportando alla luce le ferite mai rimarginate. Quanto strazio in quell’invocazione: ‘Mamma’. Convincente Francesco Laruffa nella parte del figlio, arrabbiato e indifeso. Ed infine una brillante e potente Isabella Caserta nei panni della badante moldava, che grazie ad una sconfinata umanità e ad un provvidenziale senso pratico, non solo riesce ad entrare in contatto con il mondo interiore della protagonista, ma diventa anche il punto di congiungimento tra presente e passato. Uno spettacolo, intenso, commovente che fotografa la realtà così com’è, senza interpretazioni né pretese di giudizio.” (Cinzia Inguanta, Verona In, 8/03/ 2014)

"Applausi commossi alla prima di Yesterday. L'ultimo gioco...un naufragare inesorabile verso il niente.” (Nicoletta Ferrari, Dismappa, 26 /02/2014)

“Tre i protagonisti: un'anziana, il figlio, la badante. Persone reali di cui i tre interpreti traducono e trasferiscono sulla scena comportamenti, stati d'animo che coinvolgono totalmente, anche emotivamente, lo spettatore.” (R. G., Momento sera, 27/02/2014)

“Un’intensa e bravissima Jana Balkan, la protagonista... Uno spettacolo senza filtri, che racconta la malattia, prendendo a prestito la storia di tre persone reali e avvalendosi dei loro racconti e delle loro esperienze. In scena anche il figlio della malata (Francesco Laruffa) e Isabella Caserta (la badante moldava), ad assecondare, in modo più che credibile, le fantasie, gli umori, gli stati d’animo e il mondo interiore della protagonista, continuamente sospeso tra fantasia e realtà, passato e presente, lucidità e allucinazioni.” (E.D.P., Traiettorie, 28/02/2014)

“Toccante e realistico racconto di vita scritto e interpretato da Jana Balkan... Commuove e dà speranza il testo di Jana Balkan fornendo molte risposte sulla malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che scompagina le funzioni cognitive portando alla demenza il paziente... Il cuore della rappresentazione? Evidenziare e mettere in pratica il rimedio più efficace per l'Alzheimer... La terapia dell'amore... è così che fa la badante straniera (Isabella Caserta) con la sua signora che accudisce con la dedizione di una mamma verso la propria amata bambina. Tale la donna è diventata, calata nei ricordi del passato, sebbene fluttuanti nella sua mente, tuttavia concreti rispetto ai fantasmi del presente: un percorso inverso che smonta e rimonta il tempo della vita... Il pubblico trema quando all'inizio si accende la luce e avanza nel vuoto una carrozzina...” (M. P., Vita Vera, 12/12/2014)

“Yesterday, Alzheimer sincero e senza fronzoli... Più che un triangolo una circonferenza, il perno è la necessità di essere amati, attorno ruotano i modi, i tentativi e altre solitudini. La badante è sola, lontana dai figli, il figlio è solo, travolto dalle urgenze della vita, a rischio di tangenza di quella circonferenza. E pure la signora è sola con le sue mani che suonano il piano salmodiando una litania di elenchi sconclusionati. La quotidianità di giorni identici è tutt'uno con la semplicità dei ricordi... Un grumo di parole inchiodato al centro del palco, fissato su una carrozzina, esposto all'offesa del tempo, alla nudità della vecchiaia. E' un gioco teatrale, eppure non lo è... ma c'è una commozione che supera le regole della scena... il portale rimane limpido, pulito. Merito della recitazione asciutta di Giovanna Caserta che ha costruito un concerto e una partitura di gesti e parole centrate sull'alienazione e sulla pietà; merito di Francesco Laruffa che non ha toccato le note banali del figlio tutto lavoro e bontà, merito di Isabella Caserta che ha sollevato le pieghe del carattere svelando una leggerezza venata di malinconia.” (S.A., L'Arena, 13 marzo 2017)

 




Genere
TEATRO Contemporaneo Sociale