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Dicembre 2022
MercoledìTeatroBasilica
intero € 12,00 - ridotti €10 - €8
PEERGYNTRIP
Spettacolo teatraleTEATRO Contemporaneo - tutti
Informazioni sull'evento
https://www.teatriincomune.roma.it/events/peergyntrip-2/
da mercoledì 9 a sabato 12 novembre ore 21 domenica 13 novembre ore 17,30
tratto da Herik Ibsen adattamento e regia Stefano Sabelli con Eva Sabelli, Gianantonio Martinoni, Bianca Mastromonaco, Mauro D’Amico, Fabrizio Russo musici di scena Piermarino Spina e Roberto Di Marzo scene Francesco Fassone allestimenti Michelangelo Tomaro costumi Martina Eschini luci Daniele Passeri tecnico Giuseppe Follacchio
produzione TeatriMolisani / Teatro del Loto
crediti fotografici Massimiliano Ferrante
Traducendo e riadattando il testo dell’autore norvegese, Stefano Sabelli mette in scena per il Teatro del Loto una favola, dove tempi, spazi e luoghi si sovrappongono in un’età e in un gioco temporale indefiniti. La storia del simpatico perdigiorno che trascorre l’esistenza edonisticamente, tra piaceri materiali e trovate fantastiche, rappresenta il cammino della vita, della ricerca di sé stessi nel contatto col mondo reale e irreale: una metaforica ricognizione nella natura umana che assume quasi i connotati di un’avventura faustiana. Lo spettacolo è un caleidoscopio di visioni fantastiche e irresistibili mutamenti scenici, dove la vita di Peer – personaggio che interpreta anche tutte le sfide romantiche dell’uomo ottocentesco alle prese con la rivoluzione industriale e la modernità – si snocciola come uno schioccare di dita che mette in comunicazione in uno stesso tempo, visibile e no, tutte le età dell’uomo, sfogliate come gli strati di una cipolla, alla ricerca di un cuore che – come l’isola – non c’è. Peer Gynt, simpatica canaglia, spaccone e ribelle, bugiardo come Pinocchio e riluttante a crescere come Peter Pan – personaggi di cui è a suo modo antesignano e che questa regia tiene presenti – passa da una frottola all’altra, come da un’avventura all’altra. Seguendo, impavido, l’imperativo: “sii te stesso!”, trascorre la sua vita in un mondo dove fantasia e realtà finiscono per confondersi. Attraversa tutti gli stati e gli stadi della vita, Peer. Rifiutando in principio l’amore sincero della dolce Solvejg, persa anche la madre Aase – l’unica che riusciva a tenergli testa nel suo mondo fantastico, e che sovrappone a sé nella caccia all’Io Gyntiano – Peer prende a viaggiare per paesi esotici e lontani, cimentandosi in mille mestieri ed esperienze. Così, mentre caccia la renna, in bilico sulla Cresta di Gendin, affilata come una falce e a ridosso di fiordi bui e sonnolenti, Peer è proscritto e bandito dal suo paese per aver sedotto e abbandonato una giovane sposa, il giorno del matrimonio. Rifugiatosi sui monti, fra boschi e foreste, è risucchiato nel mondo dei Troll (qui rappresentato come una Suburra romana dai contorni barocchi, in omaggio al viaggio in Italia che ha ispirato Ibsen) fra orge e baccanali. Padrone di schiavi in America, scopre il mal d’Africa, animando dotte conversazioni da Te nel Deserto, fra i rossi tramonti del Marocco. Deriso e depredato dalle scimmie di Gibilterra è salvato e poi sedotto da odalische berbere, che danzano come Salomè. In Egitto, si esalta alla vista delle Piramidi (e di Sfingi parlanti) come pure si appassiona delle scoperte antropologiche, nel manicomio del Cairo. Naufrago nel Mare del Nord, alla fine si ritrova lì: nel paese natio che lo aveva proscritto, spettatore del suo funerale nella chiesa Agstad, senza essere riuscito a liberarsi dalla tirannia del proprio Io. Un Io che, infine, sfoglia come una cipolla: tolte le coltri sovrapposte, non resta che il nulla. Anche se, la dolce Solvejg, da cui era fuggito e che prende le forme di tutte le figure femminili che incontra, o sogna, nel suo cammino, è sempre lì, ad attenderlo, amandolo fedele… ora, ancora e sempre.
Informazioni sullo spettacolo
- tratto da Herik Ibsen
- adattamento e regia Stefano Sabelli
- con
- Eva Sabelli
- Gianantonio Martinoni
- Bianca Mastromonaco
- Mauro D'Amico
- Fabrizio Russo
- musicista in scena
- Piermarino Spina
- scene Francesco Fassone
- costumi Martina Eschini
- allestimenti Michelangelo Tomaro
- disegno luci Daniele Passeri
- tecnico luci Giuseppe Follacchio
PRODUZIONE - 2021 - Codice Opera SIAE 939533A
PeerGynTrip è una favola onirica dall’andamento picaresco, quasi collodiano, tratta dall’opera più immaginifica di Ibsen.
Scritto durante un viaggio in Italia, nel 1867, stesso anno in cui fu pubblicato Il Capitale di Karl Marx, filosofo che più d’ogni altro può aver forse influenzato l’Ibsen autore attento alle contraddizioni e ai mutamenti sociali e di costume della borghesia ottocentesca, Peer Gynt è un fantasy teatrale, con improvvisi mutamenti, dove tempi, spazi e luoghi si sovrappongono in un gioco temporale indefinito. Ma anche una ricognizione della natura umana con i contorni di un’avventura faustiana. La storia del simpatico perdigiorno, cacciatore di renne che trascorre l’esistenza edonisticamente, tra piaceri materiali e fantasie oniriche, rappresenta il cammino della vita, della ricerca del sé, nel contatto con un mondo dove fantasia e realtà finiscono per confondersi.
Peer Gynt, simpatica canaglia, bugiardo come Pinocchio e riluttante a crescere come Peter Pan – personaggi di cui è in qualche modo antesignano – attraversa così, in modo fluttuante, spaccone e ribelle, tutti gli stati dell’esistenza e gli stadi della conoscenza, passando da una frottola all’altra, come da un’avventura all’altra. Un eroe preromantico che interpreta tutte le sfide dell’uomo ottocentesco, alle prese con la rivoluzione industriale e la modernità. Che snocciola la sua vita come uno schioccare di dita, mentre arti e sapienze acquisite sono, infine, sfogliate come gli strati di una cipolla, alla ricerca di un cuore che (come l’Isola) non c’è!
Un’opera mista, in versi e prosa - caratteristica che ne evidenzia il clima favolistico e che l’adattamento di Stefano Sabelli ha voluto ancor più enfatizzare - distante e diversa dalla produzione più naturalista del padre della drammaturgia moderna. Raramente rappresentati tutti insieme, i 5 atti dell’originale danno così vita, in questa riscrittura, a suggestioni visive e a contaminazioni simili a quelle che, da Roma a Ischia, dovettero ispirare lo stesso Ibsen nella creazione della sua opera più anarchica e fantastica.
Completano la Babele di linguaggi che caratterizza la nuova produzione del Teatro del Loto, i nuovi arrangiamenti della partitura originale che, su invito dello stesso Ibsen, Eduard Grieg compose per l’iconico testo del padre del Teatro moderno. Temi popolari come Mattino o Anitra Dance vengono eseguiti live, insieme a brani e canzoni più contemporanee, con uso di vibrafono, zampogna, e campionature.
Uno spettacolo che riunisce culture popolari, scandinave e mediterranee, musiche, dialetti e caleidoscopici movimenti di scena, in un Trip teatrale, psichedelico e molto pop. Un enorme telo, con tiri azionati a vista dagli stessi attori, trasforma di continuo la scena e l’azione, ricreando fiordi e monti norvegesi, piramidi d’Egitto e deserti sahariani, mari in tempesta e foreste fitte di felci e vegetazioni, che ingabbiano, come in una Suburra romana, colonne e statue barocche.
Un carillon di vorticosi trasformismi, di sogni e visioni che, al di là del gender, impegna 6 interpreti in tutti i 36 ruoli dell’originale e che accentua la dimensione onirica di un’opera d’irresistibile fantasia dove, Peer Gynt, giovane cacciatore di renne e contafrottole, è per la prima volta interpretato da una donna
Sono anni che inseguo questo testo e lui insegue me. Da quando, da ragazzo, ho cominciato a far teatro in Accademia. Cresciuto fra i monti del Matese, mi ha sempre affascinato l’idea di questa folle corsa in slitta, su ali di pura fantasia. E la slitta di Peer Gynt mi è scivolata accanto in tutti questi anni, finche non ho deciso di saltarci su ed e stato bello ritrovarsi in questa emozionante e spericolata discesa a rotta di collo.
Una favola nordica, creata da Ibsen, durante un suo viaggio mediterraneo, fra Roma, Ischia e Sorrento, contagiata dal mal d’Africa e che insegue lo spleen di renne, fiordi e nevi scandinave. Un lavoro per cui Grieg ha scritto musiche sublimi e pop, che noi reinterpretiamo con percussioni e strumenti della nostra tradizione, come zampogne e ciaramelle.
Non so se fra le nevi del Matese è possibile immaginare troll e spiriti della foresta nordica, ibridati da una Suburra romana con angeli barocchi e colonne imperiali, ma Peer Gynt è già di suo un Trip teatrale unico, da affrontare. Perché́ questo racconto, è il racconto di una vita lunga un giorno, lungo come una vita. Lo sbucciare della cipolla ci appartiene nel quotidiano, pur non se non ci facciamo caso. È la ricerca del cuore di un nostro “se” che sfogli, cerchi e non trovi mai, ma che lascia intatta la brama di trovarlo.
Magari, solo per ricominciare a sognare e a sfogliare nuove vite e nuove età.
Stefano Sabelli
RASSEGNA STAMPA
- http://www.paneacquaculture.net/2022/11/14/peer-gynt-il-funambolico-trip-della-compagnia-del-loto-dai-boschi-scandinavi-alla-suburra/?fbclid=IwAR3Wx_5oWyqoYHANrmuaTGMoSisoBhjEEg0JGlIh0UY28oZVRlxQaTvsdJQ
- https://www.teatridiroma.eu/loadArticle.php?id=244&fbclid=IwAR2L8fIye2VNCD8bky0HlhL4gciFwqi3Ps88UAiL7R_TDww9mJNdorTH9g8
- https://www.viviroma.it/index.php?option=com_community&view=groups&task=viewbulletin&groupid=208&bulletinid=6335&Itemid=188
- https://www.primonumero.it/2021/11/la-fantasia-e-il-sogno-riaccendono-la-luce-sul-teatro-peergyntrip-rilancia-la-stagione-al-fulvio/1530696889/
Il Teatro del Loto di Teatrimolisani, è compagnia stabile dell’omonimo teatro, sito in cima al centro storico di Ferrazzano, caratteristico “borgo d’eccellenza”, in pietra scalpellinata, considerato il Belvedere di Campobasso, capoluogo del Molise. Dai suoi 850 mt d’altezza, il Loto ne sovrasta l’area, con una vista che si estende su monti e territori di 4 regioni appenniniche (Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia).Considerato da riviste specializzate e da molti operatori come il Più Bel Piccolo Teatro d’Italia, il Libero Opificio Teatrale Occidentale è un Teatro unico, che non somiglia a nulla di già visto ma che al contempo fa sintesi d’architetture sceniche orientali e occidentali, proiettate a essere valorizzate nell’innovazione.
Realizzato con materiali di pregio, ispirato a principi di ergonomia e suggestioni Feng Shui, adornato di splendidi mosaici e grandi murali, con spazi scenici modulari e funzionali, rappresenta un’Agorà capace di connettersi al mondo, per interpretarne le complessità. Un Teatro d’arte, di cultura e caratura europea e internazionale, con una forte caratteristica identitaria, divenuto in 15 anni di attività il più importante Centro di Produzione teatrale del Molise.
Ideato e fondato da Stefano Sabelli, con progetto esecutivo realizzato dal fratello Roberto, architetto e archeologo di fama internazionale - già professore di restauro all’Università di Firenze e di Città del Messico - prematuramente scomparso, il Teatro del Loto, in questi anni, ha permesso a giovani artisti e talenti di crescere e formarsi in un luogo bello e in un ambiente ideale per la creazione teatrale. Quelli che anche ogni attrice, attore e artista ospitati, riconoscono come unici e familiari, nel gioiello scenico molisano. Locus Animae e di lavoro nel Molise dei borghi interni, il LOTO, nato dalla forza di un sogno, rappresenta oggi una vera casa dell’Arte scenica. Un laboratorio proficuo dove attori, autori, registi, musicisti, scenografi, tecnici, condividono l’idea di un’etica e di un’estetica teatrale che crea identità e partecipazione.
La sua Compagnia - dal 2015 riconosciuta dal MiC e sostenuta dal FUS come impresa d’innovazione – ha nel frattempo consolidato un importante repertorio, con oltre 30 titoli prodotti. Fondata e da sempre diretta da Stefano Sabelli - e, dal 2021, co-diretta anche da Gianluca Iumiento, già direttore della Khio, l’Accademia nazionale delle Arti di Oslo – si è consolidata attraverso un gruppo identitario di giovani attori e musicisti molisani, cresciuti e formatisi al LOTO, cui sempre più spesso si associano attori del resto d’Italia, affascinati dalla mission impossible di questo incredibile e inaspettato luogo di lavoro, dove ogni incontro di tradizione e sperimentazione è sempre possibile.